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Nel libro "States of emergency", lo studioso di Scienze Politiche Kees Van Der Pijl rilancia l'analisi di Giorgianni

Nel libro "States of emergency", lo studioso di Scienze Politiche Kees Van Der Pijl rilancia l'analisi di Giorgianni

12/09/2022
La strategia del terrore dello Stato per stabilire un nuovo ordine autoritario, nel libro "States of emergency" lo studioso Kees Van Der Pijl conferma le tesi di Angelo Giorgianni
Redazione OMV News Redazione OMV News
Lo studioso di Scienze Politiche Kees Van Der Pijl, cita la tesi di Angelo Giorgianni sulla strategia del terrore promossa dallo Stato, nel suo libro "States of emergency" dove spiega come l'emergenza sanitaria covid sia stata usata per stabilire nel mondo un nuovo ordine autoritario, in particolare nel capitolo GUERRA PSICOLOGICA E TORTURA scrive testualmente:
“Lo stato di emergenza Covid-19 si fonda sostanzialmente sulla guerra psicologica. Secondo il giudice italiano Angelo Giorgianni, abbiamo a che fare con una nuova forma di terrore promossa dallo stato, nella quale si distinguono tre fasi. La prima fase consiste nello stimolare la paura e l’incertezza. Questo obiettivo è raggiunto attraverso la drammatizzazione intenzionale della situazione; denigrando e boicottando i farmaci disponibili e marginalizzando la medicina di base; togliendo le libertà alle persone che non sono malate e paralizzando l’economia.
La seconda fase consiste nell’annuncio messianico dei vaccini che, se somministrati su larga scala, renderanno possibile l’allentamento del lockdown. Questa narrazione alimenta la speranza che l’assurda situazione in cui si trovano le persone finirà presto se e solo se i vaccini arriveranno nella quantità richiesta. Questioni come l’evoluzione del virus, la reale ed attuale pericolosità della malattia, le possibilità di un esito fatale, tutto questo non ha alcuna importanza. Quando i vaccini arriveranno, le nostre vite torneranno alla normalità!
La terza fase consiste nella campagna di inoculazione di massa con innovative terapie geniche. Ancora una volta, i medici di base vengono scavalcati mentre lo stato impone misure draconiane parallelamente alla campagna di vaccinazione, escludendo i non vaccinati dalla vita sociale e pubblica del paese.
Le dichiarazioni del Dr Giorgianni su una nuova forma di “stato del terrore” possono essere comprese alla luce della Strategia della Tensione che ha caratterizzato l’Italia negli anni 70, quando governi e servizi segreti furono coinvolti in una serie di omicidi e altre azioni violente finalizzate ad impedire al Partito Comunista di entrare nel governo del paese. Giorgianni stesso ha operato come giudice anti-mafia, un altro settore della società con il quale parti dello stato hanno intrattenuto in passato stretti legami.
Quindi, mentre in paesi come l’Olanda un Ministro della Salute che dichiara che i contratti con le case farmaceutiche costituiscono un segreto di stato può essere creduto in buonafede, in Italia, dati i suoi precedenti storici, una simile esternazione solleva legittimi sospetti nel pubblico.
Nella maggior parte dei paesi, tuttavia, la quasi totalità della popolazione è rimasta largamente passiva a questo attacco camuffato da emergenza sanitaria. Durante la crisi Covid, il lockdown ha di fatto soppresso ogni attività politica, libertà di assemblea e di manifestazione: una volta aboliti, questi diritti possono essere ricancellati ad ogni nuova variante emergente. Anche il diritto sovrano dell’individuo al controllo del proprio corpo è stato soppresso dalla vaccinazione resa obbligatoria.
Nel suo libro del 2007 “The Shock Doctrine” la giornalista canadese Naomi Klein descrive i due cambiamenti che si verificano nel corso di una crisi esistenziale: il passato è cancellato e la “nuova normalità” prende piede. E’ il caso del Cile e dell’Argentina negli anni 70, e dell’Unione Sovietica quando si disintegrò nel 1991. Ma è il caso anche della “pandemia” Covid. Questo ci porta al confronto con la tortura, analogia che non è immediatamente rilevabile. Nei manuali della CIA, la tortura è descritta come una tecnica finalizzata a far sprofondare il prigioniero in una condizione di sostanziale disorientamento. L’obiettivo è eliminare ogni possibilità di resistenza, qualcosa che si raggiunge creando una frattura tra il prigioniero e la sua capacità di comprendere il mondo intorno a sé. A tale scopo i prigionieri vengono incappucciati, esposti a luce e musica estrema, sottoposti a violenza fisica e all’elettroshock. Lo studio di Jeff Halper sulle tecniche utilizzate dagli israeliani per tenere i palestinesi sotto controllo è rivelatorio di come una popolazione che potrebbe resistere ai suoi oppressori possa essere trasformata in una “massa malleabile… una tabula rasa sulla quale ogni tipo di dominazione diventa possibile”.
Naomi Klein cita una ricerca di uno psichiatra cileno secondo cui la tortura sotto il regime di Pinochet avrebbe ridotto gli adulti ad una condizione infantile. Le persone sono diventate “confuse e disperate, malleabili e ben disposte a seguire gli ordini… Sono diventate più dipendenti e ansiose”. Secondo uno dei manuali della CIA citati, c’è un momento – che può essere anche molto breve – in cui tutte le attività mentali sono spente; Klein paragona questo momento ad uno shock psicologico o paralisi, che funziona come un’esperienza traumatica o sub-traumatica che spazza via il mondo così come era familiare alla vittima, e anche la sua immagine in quel mondo: “in quel momento, l’individuo è aperto ad ogni suggestione e obbedirà con molta più facilità rispetto alla sua condizione prima dello shock”.
La tortura non necessariamente deve presentare la caratteristica forma meccanica che più ci è nota. Già nel 1950 la CIA, nel progetto MKULTRA, stava cercando nuovi metodi per ottenere l’obbedienza, compreso l’uso di psicofarmaci come LSD. Con il pretesto che i prigionieri americani nella guerra di Corea erano stati sottoposti a lavaggio del cervello, vennero intraprese delle ricerche per scoprire metodi di tortura psicologica incentrati sul disorientamento. Il direttore di MKULTRA, l’ingegnere chimico Dr Sydney Gottlieb, si unì alla CIA nel 1951 portando con sé l’esperienza dei campi di concentramento nazisti e giapponesi.
Quando il progetto MKULTRA venne reso pubblico, negli anni 80, fu evidente che il suo obiettivo reale era rifinire le tecniche di tortura. Naomi Klein cita Alfred McCoy, autore di “A Question of Terror: CIA interrogation from che Cold War to the War on Terror”, secondo il quale il progetto MKULTRA aveva scoperto che le persone possono essere sottoposte a shock prima impedendo ai loro sensi di ricevere alcun tipo di stimolo (“deprivazione sensoriale”), e dopo improvvisamente immergendoli in una “overdose sensoriale”. Nel frattempo, le rivelazioni sui trattamenti riservati ai sospetti terroristi provenienti dall’Afghanistan a Guantanamo, Cuba, e sugli interrogatori ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib, avevano chiarito che quando si parla di tortura è molto difficile separare la violenza fisica dall’umiliazione psicologica.
Lo shock psicologico della proclamazione di una pandemia, come gli obiettivi dietro ogni atto di tortura, è diretto ad indurre l’accettazione da parte delle popolazioni della “nuova normalità” e a spegnere il pensiero critico. Questo stato mentale è raggiunto attraverso l’oscuramento dell’informazione su ciò che sta realmente accadendo e il bombardamento con una narrazione a senso unico veicolata dai politici e dai media mainstream. Punti di vista divergenti espressi da fonti anche molto qualificate vengono bollati come “teorie della cospirazione”. Questa fase può essere paragonata alla deprivazione sensoriale nella tortura psicologica.
Parallelamente, il quotidiano conteggio dei “morti” e le immagini di lutti anonimi evocano una paura intensa ed esistenziale che è a sua volta paragonabile all’overdose sensoriale. Gli obblighi di mascheramento e di distanziamento sociale, misure non sanitarie e addirittura controproducenti da un punto di vista medico, richiamano un’atmosfera irreale ed assurda che colpisce profondamente la psiche umana. Una ricerca in Olanda ha dimostrato che durante il primo lockdown una persona su tre ha visto deteriorare la propria salute mentale sviluppando ansia, depressione e disturbi del sonno. Un olandese su dieci ha dichiarato di pensare alla morte più spesso di prima.
Mia convinzione è che l’introduzione della “nuova normalità” durante la crisi Covid-19, sebbene apparentemente di ordine diverso, si fondi essenzialmente sugli stessi principi ed esiti delle tecniche di tortura finalizzate ad indurre disorientamento e perdita delle funzioni cognitive. Abbiamo a che fare con un nuovo tipo di potere biopolitico, che si manifesta come un governo globale e colpisce nel profondo la sovranità dell’individuo, un potere che adopera una vasta gamma di forme di violenza, non da ultima la brutale repressione poliziesca del dissenso.
L’imposizione dello stato di emergenza in quasi tutto il mondo è prima di tutto un passaggio politico che è stato lungamente preparato e coordinato nei think tanks transnazionali e nelle organizzazioni ufficiali come l’OMS e la Banca Mondiale.
Gran parte della popolazione mondiale è stata posta in una condizione di ansia permanente che può sfociare nel panico in ogni momento se i governanti lo desiderano. Intere società sono state distrutte. Leggi draconiane hanno soppresso le libertà fondamentali, sospeso le costituzioni, sequestrato intere popolazioni. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la lotta ad un virus respiratorio passeggero. Il programma implementato non ha nulla a che vedere con la salute dei popoli. Ma riguarda, come spiegherò nel libro, la preservazione del potere a capo di una ristretta oligarchia.”




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