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La rivincita di De Donno

La rivincita di De Donno

02/04/2022
TERAPIA al PLASMA. La rivincita di DE DONNO
OMV News Author OMV News Author
Una morte che fu estranea da riconoscimenti e onori da parte del sistema.
Un sistema che infatti, ha costantemente ostacolato e attaccato Giuseppe De Donno, promotore della terapia con il plasma iperimmune.
Tanto umile quanto onesto "medico di campagna", come orgogliosamente si definiva, che si tolse la vita il 27 Luglio dell'estate scorsa.
Oggi, il pioniere della terapia al plasma, ha avuto la sua rivincita.
Uno studio americano infatti conferma, che la terapia funziona: salva vite e costa poco.
"La Verità ha pubblicato i risultati di uno studio finanziato dal dipartimento della Difesa americano e dai National institutes of health (Nih), l’agenzia governativa che si occupa di ricerca.
Il dottor De Donno aveva avviato la cura per combattere il Covid quando era primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. In sostanza, utilizzò il plasma “convalescente” per trattare i malati di Covid. Malati che guarirono nel 90% dei casi. Ma nonostante ciò, la sua terapia fu contrastata. Infatti in un’intervista a La Verità, il 15 giugno 2020, disse: «La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma».
Come riporta La Verità, due sono le principali conclusioni dello studio appena pubblicato su The New England Journal of Medicine (Nejm), tra le riviste mediche più autorevoli al mondo. La prima, è che «nei partecipanti, pazienti affetti da Covid-19, la maggior parte dei quali non vaccinati, la somministrazione di plasma convalescente entro 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi ha ridotto il rischio di progressione della malattia che porta al ricovero in ospedale». La seconda, che i monoclonali «sono costosi da produrre, richiedono tempo per l’approvazione e potrebbero non essere ampiamente disponibili durante le condizioni di picco di Covid-19».
Al contrario, si legge ancora, il plasma convalescente Covid-19 «non ha limiti di brevetto ed è relativamente poco costoso da produrre, poiché molti singoli donatori possono fornire più unità», sottolineano i ricercatori, primo fra tutti David J. Sullivan della Bloomberg School of Public Health di Baltimora.
E poi ancora. Il plasma convalescente di Covid-19, si legge nello studio, svolge un ruolo fondamentale nel ridurre l’infiammazione polmonare in risposta all’infezione da Sars-CoV-2, che è il «motivo più comune per l’ospedalizzazione». Tre soli decessi furono registrati in ospedale, in partecipanti trattati con il plasma di controllo. Gli autori dello studio, si legge sul quotidiano, sottolineano che «il siero o il plasma immunitario sono stati usati in modo sicuro per il trattamento di malattie infettive per più di cento anni» e che risultati contrastanti «potrebbero essere dovuti alla mancanza di moderni progetti di studio, a piccole dimensioni del campione» così pure a una «somministrazione troppo tempo dopo l’inizio della malattia».
La Verità poi ricorda lo studio promosso da Aifa e Iss, che giusto un anno fa «non evidenziò un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni». Gli esperti aggiunsero che i risultati erano in linea con quelli della «letteratura internazionale, prevalentemente negativa, fatta eccezione per casistiche di pazienti trattati molto precocemente con plasma ad alto titolo». «Oggi – conclude il giornale diretto da Maurizio Belpietro –  uno studio americano finanziato con fondi governativi restituisce tutta la grandezza di quella piccola, geniale intuizione del professore che non aveva bisogno di Big Pharma per trattare i pazienti Covid»"
Fonte: Secolo d'Italia.
Quanto è stato riportato, è la rivincita della verità del sapere sui costanti ostacoli del sistema.
La verità del "medico di campagna", che tale rimase fino alla fine, restando infatti  fedele solo ed esclusivamente alla sua professione, ossia una delle missioni più nobili che possano mai esistere, quella di salvare vite anziché la fama.
Chi era quest'umile medico che "osò" sfidare i potenti?
Ha passato la sua vita tra le corsie dell'ospedale di Mantova, prima di lasciare tutto e dedicarsi alla medicina generale a Porto Mantovano.
Giuseppe De Donno, non era conosciuto solo negli ambienti ospedalieri, infatti in passato, era stato vice sindaco di Curtatone. Diplomato al liceo classico, conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia all'università di Modena con 110 e lode.
Dopo gli studi universitari ha completato la sua formazione attraverso diversi corsi di perfezionamento in fisiopatologia e allergologia respiratoria raggiungendo la specializzazione nel 1996. Dal 2010 al 2013 fu responsabile della struttura semplice "Programma di assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità per pazienti dipendenti della ventilazione meccanica domiciliare" e nel 2013 diventò dirigente medico della struttura complessa di Pneumologia e Utir (unità intensiva respiratoria) dell'Asst Carlo Poma.
Questo era il Dottor De Donno, che oltre ad averci lasciato la terapia col plasma iperimmune per combattere il Covid, terapia che lui stesso definiva "un'arma magica", ci ha lasciato una grande lezione di vita in quanto Uomo armato di coraggio e onestà intellettuale, fedele solo ai suoi umili e quindi nobili valori che di conseguenza, lo portarono al servizio del suo unico datore di lavoro:le vite umane, trattate da pazienti anziché clienti.
Storia questa, che dimostra quanto ancora oggi, nel 2022, sia vergognosamente attuale la frase di Bukowski:
"Per ogni Giovanna d'Arco c'è un Hitler appollaiato dall'altra estremità dell'altalena."
 
Rita Lazzaro
 




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